Acciaierie d’Italia: 10 anni per la decarbonizzazione
Il sindacato si domanda, infatti, cosa accadrà a maggio del prossimo anno nel rapporto tra Stato e Arcelor Mittal riguardo in particolare il nuovo assetto societario che si avrà con l’aumento della quota di maggioranza e il conseguente controllo pubblico. “Su questo fronte sono emerse molte criticità rispetto agli equilibri del nuovo assetto societario – spiegano Benaglia e D’Alò – perché, da un lato c’è il tema degli approvvigionamenti dell’energia e dei costi necessari al nuovo impianto, dall’altro c’è quello di chi mette le risorse e come”.
Gli investimenti necessari alla decarbonizzazione del sito ammontano a circa 4 miliardi in un arco di tempo di 10 anni. “Nel frattempo però bisogna continuare a lavorare in un impianto che ha scarsa manutenzione, con un problema di sicurezza e gli impianti che lavorano in maniera alternata e con aziende dell’indotto che non vengono pagate”continuano i sindacalisti che fanno notare anche come ci sia una grave crisi di risorse finanziarie che dovrebbe essere risolta rapidamente per permettere all’impianto di poter continuare a lavorare.
“Come Fim abbiamo chiesto di avviare un confronto dettagliato, un programma così lungo ha infatti bisogno di molti approfondimenti – insistono i sindacalisti -. Il 2022 per noi dovrà essere l’anno della fiducia e della ripartenza, le criticità con cui chiudiamo il 2021 devono essere assolutamente risolte a partire dalla gestione ordinaria dell’impianto”. Per il sindacato il piano industriale sarà decisivo non solo per dare certezza agli investimenti necessari alla decarbonizzazione ma soprattutto per avere una garanzia sull’occupazione e sul futuro.
Benaglia e D’Alò definiscono positivo il fatto che “i ministri competenti abbiano ipotizzato anche l’idea di una legge speciale sulle decarbonizzazioni”. Legge necessaria non solo su Taranto, ma anche per tutte quelle aziende che stanno andando verso la decarbonizzazione: dalla siderurgia all’automotive, alla termomeccanica e a tutti gli altri settori industriali che saranno fortemente impattati nei prossimi anni dalla transizione ecologica. “Ci sarà bisogno di ammortizzatori speciali e di interventi sull’occupazione – concludono i sindacalisti Fim – che non sono solamente la classica cassintegrazione, ma di gestione e riqualificazione delle persone che saranno escluse dalla transizione ecologica”.
Sara Martano da Conquiste del Lavoro del 14 dicembre 2021